PSICOAVANGUARDIA
MOVIMENTO ARTISTICO
Ideatore del movimento
Luigi Profeta
Fondatori del movimento
Luigi Profeta, Bruno Cavestro, Claudio Dal Pozzo, Angela Ippolito
Il movimento nasce il 26 maggio 2016 da un'idea di Luigi Profeta, che dopo circa un anno di studi e preparativi, decide di uscire allo scoperto e presentare il suo movimento con il nome di Psico Avanguardia. Il manifesto del movimento, è composto da 11 articoli, alcuni dei quali composti, scritti e realizzati con l'aiuto dell'artista Bruno Cavestro. L'idea di creare questo nuovo movimento è nata durante le lunghe passeggiate meditative nelle Alpi e Prealpi Lombarde, dove l'artista Luigi Profeta ama trascorrere lunghi periodi in assoluta solitudine, con l’inseparabile quaderno su cui schizza bozzetti e dove fissa sensazioni e scrive frasi che gli serviranno poi anche per realizzare le sue opere. La prerogativa del movimento è quella di coinvolgere tutte le arti figurative, letterarie e musicali avendo come orizzonte quello di un'arte ragionata, meditata e mai banale, dove la casualità estetica è aborrita; un'arte che rappresenti il vissuto degli uomini e ritrovi una coscienza collettiva, che sia fondamento e motivo di unione tra le persone e i popoli. Siamo un movimento di aggregazione e, stanchi di assistere allo spaccio di volgarità e opere di basso livello, offensive, vogliamo riprendere il senso pulito e catartico che l'arte in tutte le sue forme è in grado di dare. La nostra proposta, è quella di creare un'arte pura, figlia di un dialogo tra conscio e inconscio, di una lunga e sincera meditazione, dove le nostre esperienze siano condivise con chi osserva le nostre opere e si riconosce in esse. Siamo stanchi di essere associati a speculatori che nulla hanno a che fare con l'arte: il nostro movimento vuole imporsi nel rispetto del cosmo e della natura umana e nel rispetto delle primarie e fondamentali regole civili. L'arte non più come affermazione di se stessi, ma come emersione della bellezza, onda emotiva che soggiorna nell'animo umano.
Il cervello umano per la sua natura istintiva e automatica ha la tendenza a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate; l'associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani. Classici esempi sono la visione di animali o volti umani nelle nuvole; o la facilità con la quale riconosciamo volti che esprimono emozioni in segni estremamente stilizzati, quali le emoticon, o in oggetti di uso comune come lavandini, automobili o elettrodomestici. Si ritiene che questa tendenza, che è un caso particolare di apofenia , sia stata favorita dall'evoluzione, poiché consente di individuare situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi, ad esempio riuscendo a scorgere un predatore mimetizzato.
La pareidolia (così si chiama la tendenza a vedere immagini anche dove non ci sono) consente spesso di dare una spiegazione razionale a fenomeni apparentemente paranormali quali le apparizioni di immagini sui muri, la comparsa di "fantasmi" su fotografie o su opere astratte e/o informali. il nostro movimento tende ad escludere lavori e opere che in modo casuale generino queste immagini.
Ovviamente non possiamo evitare, né lo vogliamo, che lo spettatore e il fruitore dell'opera vedano altro rispetto a ciò che l'artista si è prefissato di raccontare. In ogni caso, l'immagine che il fruitore dell'opera può immaginarsi o credere di vedere è frutto del suo personale vissuto. Noi non vogliamo produrre opere dove sia la casualità a creare immagini o sensazioni. Le nostre opere sono frutto di meditazione e ragionamento per raccontare uno stato d'animo, una sensazione, un sentimento in maniera del tutto conscia. La difficoltà sta proprio qui, nel riuscire a distaccarsi totalmente dalle influenze automatiche e istintive del nostro pensiero o, meglio, nel riconoscerle e metterle da parte per un istante, un minuto, un'ora, fino a che l'opera che stiamo realizzando non venga completata. E’ un processo molto difficile da affrontare e realizzare e solo con la meditazione e l'assoluto isolamento si riesce a controllarlo, anche se per poco tempo, ogni volta che ci si prova.
Questo è anche il motivo per il quale allontaniamo da noi la velocità, per cavalcare la lentezza che ci consente di ragionare in modo sereno e libero. Ovviamente nonostante aborriamo la velocità, un’opera si può concludere in pochi minuti, proprio perché frutto di una lunga meditazione e di un lungo dialogo interiore in rigorosa solitudine. All’inizio può sembrare difficile, e in effetti lo è, ma, con il tempo e l’esperienza, si riesce a lavorare dialogando tra conscio e inconscio in maniera così liberatoria che il dialogo con noi stessi diventa un piacere del quale è difficile fare a meno. Il movimento, vuole semplicemente fare un passo avanti, e riappropriarsi del controllo del pensiero, cosa che vorremmo(sarebbe auspicabile) accadesse in tutte le manifestazioni umane e sociali.
Noi parliamo di poetica, un concetto che non può essere abbinato alla sola letteratura, in particolare alla poesia. In realtà la poetica riguarda tutte le modalità artistiche e si riferisce alle intenzioni espressive dell’autore. Per il nostro movimento la poetica è inscindibile dall’opera stessa e in pratica è la risposta alla domanda che il fruitore si pone: “Qual è il senso di quest’opera? Cosa trasmette? Cosa vuole raccontare?”. E’ un aspetto che insieme alla tecnica e al soggetto, completa la comprensione dell’opera. La poetica, tuttavia non è un codice segreto nascosto dentro l’opera, essa è piuttosto l’essenza del messaggio che il creatore dell’opera si è prefissato di darle.
Il nostro simbolo, un labirinto, fin dall'antichità veniva utilizzato per purificare la mente. Ma rappresenta anche un cervello stilizzato. Circa tre anni fa, mi sono imbattuto in uno scritto rilasciato dall’associazione Ligure per lo sviluppo degli studi archeo-astronomici (A.L.S.S.A.), dove si approfondiva il discorso sulle origini del labirinto. Ho visto il logo che ho utilizzato proprio su questa pubblicazione e riproduceva l’immagine di una moneta ritrovata a Cnosso sull’isola di Creta. Ovviamente, ho cominciato a studiare e fare ricerca sui vari labirinti che nel mondo si trovano a tutte le latitudini ed è così che mi sono imbattuto nel labirinto del tempio di Halebid a Mysore in India. La cosa che più mi ha colpito, oltre alla grande somiglianza con il labirinto impresso sulla moneta cretese, è che quello indiano è definito “Il labirinto delle anime”. Dunque “il mondo è un labirinto dove l’anima deve errare fino alla sua liberazione”. La cosa incredibile è che, da qualche tempo, i miei dipinti rappresentano in maniera astratta proprio l’anima. Non poteva essere solo una coincidenza, ma piuttosto il frutto di una ricerca personale che da qualche anno stavo portando avanti.
Il labirinto è un simbolo che ricorre con enorme frequenza nella storia dell'umanità. Esso è presente in moltissime culture, nei miti e nelle leggende più disparate, ma anche nell'arte, nella psicologia e nell’antropologia. Le sue caratteristiche principali sono da rintracciare soprattutto nella totale mancanza delle coordinate spazio-temporali, perché i suoi significati sembrano essere validi di là dai limiti geografici e restare intatti nei secoli. La spiegazione al fatto che un mito può riproporsi simile in diversi paesi e differenti secoli e culture, mutando nella forma ma non nella sostanza, ha fatto sì che prendessi in considerazione il labirinto come nostro marchio e simbolo identificatore del movimento Psico Avanguardia Il labirinto può essere oggetto di numerose interpretazioni tutte valide e coerenti. Esso è dunque un archetipo molto importante nella storia umana e quello di Creta è solo il più famoso di una serie di labirinti che da sempre hanno accompagnato l'uomo nella sua evoluzione. L'arte tantrica vede nel labirinto l'aspetto mentale dello spirito. L'antico Egitto, invece, vi rifletteva la struttura dell'universo. Gli Indiani d'America pensano che sia il passaggio da cui emersero ed entrarono nel mondo i loro antenati. In India è una forma di buon auspicio. L'uomo medievale pensava che rappresentasse la via di un pellegrinaggio. In Cina il labirinto ha una funzione di difesa contro gli assalti del male. Il simbolo del labirinto, dunque, è polisemico; come il mito, è quasi una costellazione di significati. L'immagine del labirinto rimanda nell'immediatezza a un percorso intricato e difficile da superare, ma può rivestirsi anche di un fascino particolare se s’intende come sfida all'intelligenza umana che si mette alla prova nel tentare di trovare una via d'uscita. In epoche più recenti si è pensato che entrare in un labirinto purifichi lo spirito e l'anima, uscendone arricchiti di una conoscenza spirituale di se stessi.
Ho leggermente modificato il labirinto che ho utilizzato come simbolo del movimento con il solo scopo di personalizzarlo: assomiglia un po’ a un cervello stilizzato, proprio perché noi intendiamo l'arte come purificatrice dell'anima e del corpo e portatrice di un arricchimento intellettuale.
Gli undici articoli del manifesto riassumono l’idea e il progetto del movimento, lasciando spazio ad ampliamenti ed aggiunte:
Gli articoli 1 e 2 descrivono la natura e il fine del movimento, quello di creare un terreno fertile per la crescita e lo sviluppo di un pensiero creativo scaturito da artisti provenienti da tutte le arti, ma che si muovono verso una direzione comune. L’arte come noi la intendiamo stimola le menti, favorisce un atteggiamento pacifico e collaborativo tra gli individui e tra i popoli, rafforza una morale sana e limpida.
L’articolo 3, ci indica la via da seguire per poter realizzare queste idee: non prestarsi a progetti di mercificazione, astenersi dal creare opere con il solo scopo di lucro o di scandalizzare l’opinione pubblica. Al contrario, ci assumiamo la responsabilità di una testimonianza autentica, di un’arte che sia coscienza critica costruttiva nei confronti della società odierna, per ritrovare valori e qualità perdute, nella prospettiva di un mondo che miri alla pace, al mutuo sostegno e all’unione dei popoli.
L’articolo 4 descrive il modo in cui noi intendiamo creare e fare arte: la nostra fonte di ispirazione è in primis la ricerca in noi stessi, contenitori di un vissuto che raccontato può incontrarsi e dialogare con il vissuto di chi è spettatore e fruitore delle nostre ricerche e del nostro lavoro, del nostro pensiero. La meditazione e l’isolamento creativo sono per noi di vitale importanza, in quanto permettono una più libera espressione di noi stessi. Cerchiamo di non contaminare le nostre opere con le mode e le idee del momento, ma piuttosto di ritrovare quell’Io interiore che è l’artefice del nostro vivere, del nostro pensiero, del nostro modo di fare arte.
L’articolo 5, ci aiuta a comprendere meglio ciò che intendiamo esprimere attraverso la pittura, la fotografia, la poesia, la musica e tutte le arti che intendono lavorare in tal senso. La sperimentazione va intesa come studio e progetto di un più ampio pensiero che si concretizza in una continua e incessante attività creativa, innanzitutto progettuale, per poi arrivare all’atto finale, dell’opera finita. Il nostro lavoro è per sua natura estraneo alla casualità, alla produzione fine a se stessa, proprio perché ricerca, sperimentazione ed elaborazione mentale non permettono tale pratica. Il risultato estetico nel nostro lavoro ha certamente importanza, ma non è il solo obiettivo che ci prefissiamo.
Nell’articolo 6 c’è il nostro credo, il nostro pensiero e la nostra filosofia di vita. La società odierna ha quasi del tutto perso i valori su cui si basano i rapporti tra amici, famiglia, lavoro, in cambio di fama e ricchezza. Oggi, sembra che il fine ultimo di una vita sia il successo a tutti i costi, a discapito di famiglia, figli, amicizia. Si tratta di una disperata ricerca di ricchezza in forma di denaro e di oggetti per cui sembra che il solo scopo dell’esistenza sia l’acquisizione e l’ostentazione di “Status Simbol”; mentre i veri valori sono la famiglia, il benessere psico-fisico, la cultura, il rispetto per le idee altrui, la convivenza tra i popoli e la salvaguardia del mondo, della natura e di tutte le diversità che esso contiene. Di qui la necessità di una crescita culturale che ci porti a raggiungere un più alto livello morale e culturale. Noi non vogliamo barattare tutto questo per fama e denaro.
L’articolo 7 è il più “spirituale” ed esprime semplicemente il desiderio di essere se stessi senza influenze esterne. La ricerca e il dialogo interiore tra conscio e inconscio sono la via per una migliore conoscenza di se stessi e quindi per una migliore comprensione dell’uomo e delle sfumature del suo spirito.
L’articolo 8 ha lo scopo di dare un’impronta forte e decisa al movimento. L’artista, prendendo le redini del proprio pensiero, lo esprime e lo dichiara in modo forte ed inconfondibile, cosicché speculatori e parassiti dell’arte non possano fare altro che prendere atto del suo lavoro e della sua ricerca. La titolazione e la poetica donata all’opera creata sono la via unica per comprendere il nostro lavoro e la nostra ricerca. Dunque l’autore si assume la responsabilità con la propria coscienza di ciò che dichiara e anche se accetta ogni forma di critica, purché costruttiva, lasciando al fruitore dell’opera la possibilità di “vedere” altro da ciò che egli si è prefissato, come artista rimane sulla propria idea perché questa è il risultato di una personale e unica ricerca interiore.
L’articolo 9 è un riconoscimento all’arte del passato: siamo fieri eredi di tutti gli artisti che ci hanno preceduto, in special modo di quelli che hanno avuto riconoscimento solo dopo la loro morte. L’arte del passato è la nostra storia e la nostra cultura, ma noi siamo figli del nostro tempo e lo esprimiamo con le tecniche e le conoscenze attuali, frutto di sperimentazioni ed elaborazioni di artisti che hanno lavorato una vita intera nel tentativo di esprimere un’arte nuova e riconoscibile, anche se non sempre l’obiettivo è stato raggiunto. Noi prendiamo il testimone lasciatoci in eredità e lo portiamo verso il futuro con una nostra personale elaborazione, per lasciare un segno riconoscibile e deciso del nostro passaggio, esprimendoci in maniera tale da riscattare alcune frange che altro non hanno fatto che denigrare l’arte del passato con opere irriverenti, con il solo scopo di far parlare di sé, senza portare avanti alcun messaggio: l’esatto contrario del nostro pensiero e del nostro movimento.
L’articolo 10 è un rafforzamento e una guida all’articolo 9.
L’articolo 11 è un messaggio a tutti quegli artisti che in futuro vorranno fare parte del movimento Psico Avanguardia perché collaborino con noi in modo da costruire insieme un progetto volto a “unire” i nostri pensieri per raggiungere un più alto livello culturale, in una direzione che porti il movimento a raggiungere una sincera e onesta crescita emozionale: dove “l’unione” del pensiero è volta ad arricchire noi artisti e non ad uniformarci, lasciando ad ognuno la libertà di portare la propria esperienza nel rispetto dei principi del movimento.
Luigi Profeta